domenica 10 ottobre 2010

Le leggi della termodinamica

tratto da "La civiltà dell'empatia" di Jeremy Rifkin



La prima legge della termodinamica stabilisce che l'energia non può essere creata né distrutta e che pertanto la quantità totale di energia nell'universo è costante. Se la quantità rimane costante, la sua forma però cambia continuamente, e sempre in una sola direzione, da disponibile a indisponibile. A stabilirlo è la seconda legge della termodinamica che indica come l'energia fluisca sempre in una direzione: dal caldo al freddo, dal concentrato al disperso, dall'ordine al disordine. Questa perdita di energia utilizzabile è detta “entropia” (termine coniato dal fisico tedesco Rudolf Clausius nel 1868) ne discende di conseguenza che l'entropia nell'universo è in continuo aumento.

I giacimenti di combustibili fossili hanno la loro origine dal processo di decomposizione della materia organica che a sua volta trae sostentamento dall'energia solare. Non ci si aspetta che l'energia del sole si esaurisca prima di qualche miliardo di anni, e quindi il sole continuerà ad irraggiare la Terra di nuova energia per tutto il tempo che riusciamo a immaginare, ma l'energia concentrata in forma materiale sul nostro pianeta, quali carbone, petrolio e gas naturale, è destinata a diminuire nel tempo. Se prendiamo ad esempio un pezzo di carbone e lo sottoponiamo a combustione, l'energia rimane ma si trasforma in biossido di zolfo (SO2), biossido di carbonio (CO2) e altri gas che si disperdono nell'atmosfera. Non potremo mai più bruciare un'altra volta lo stesso pezzo di carbone e trarne altro lavoro utile.

Questo è dovuto al fatto che la Terra, in termini termodinamici, è un sistema parzialmente chiuso, vale a dire che scambia energia con il sistema solare ma, con l'eccezione di qualche occasionale meteorite, non scambia materia in misura apprezzabile. Depositi analoghi potranno ragionevolmente accumularsi in un futuro periodo della storia geologica, ma per quel che ci riguarda, questo futuro è talmente lontano da essere irrilevante dal punto di vista del fabbisogno umano attuale. E' questo il motivo per cui chiamiamo i combustibili fossili fonti di energia non rinnovabile.

Lo stile di vita della nostra società si basa fortemente sull'utilizzo dei combustibili fossili, e sono molti i comparti la cui esistenza dipende dalla loro disponibilità e facilità di approvvigionamento, basti pensare alla produzione industriale di beni e ai mezzi di trasporto necessari per immetterle sul mercato. Un altro comparto responsabile del consumo di queste preziose risorse è quello relativo alla mobilità delle persone, concetto strettamente connesso all'autodeterminazione e al diritto delle persone di non essere vincolate a limiti spaziali, detto più semplicemente: la loro libertà di movimento.